Qual'è la situazione oggi in Italia? Dall'osservazione delle criticità nel nostro Paese e nell'Unione europea nascono le Proposte del cambiamento per Labour Italia.Partecipa, proponi, emenda.

Premessa

 

Il tema del Socialismo Ambientalista che, in Europa, vede l’affermazione di forze che arginano sovranisti e destra.

Come movimento laburista, dobbiamo riflettere sui mutamenti intervenuti in politica, sociale ed economia.

Globalizzazione, finanziarizzazione dell’economia e nuove forme d’organizzazione dei processi produttivi hanno mutato il conflitto sociale, rendendo meno riconoscibili come “classe” i soggetti antagonisti ai poteri economici.

Ciò richiede un’organizzazione aperta e flessibile ma più complessa ed articolata del passato: il contrario dei “partiti liquidi”.

La vera economia parte dal bisogno dell’uomo, dalle sue esigenze e dai suoi desideri.​

È l’uomo che svegliandosi, facendo colazione, andando a lavoro, portando i figli a scuola, al parco giochi, tornando a casa e cenando, mette in moto l’economia. È la normalità della vita vissuta, fatta di esigenze, bisogni e desideri, che permette di consumare e produrre. Ogni produzione è proporzionale al consumo e ogni consumo sensato permette una sana economia. Lo stato nasce per consentire alle persone, al popolo, al singolo cittadino di vivere una vita serena dove le leggi siano rispettate da chiunque. È l’uomo al centro e non lo stato.​

Ma come potrebbe esserci questa perfezione oggi che si parla di crisi economica e finanziaria,crisi di valori e di identità ? È solo tutto un’utopia? Io penso proprio di si. invece siamo costretti a credere che sia impossibile perché il potere vuole questo, il potere di qualunque specie , di qualunque natura sia. Il potere vuole sempre che ci sia qualcuno sottomesso altrimenti non sarebbe potere, non avere nessuno su cui comandare è come essere inutile. Ma questo è il potere che l’uomo, dando vita alle civitas, ha immaginato?​

E oggi lo stato (creatura dell’uomo) cosa fa? Ha reso i suoi genitori suoi schiavi.​

E oggi lo stato chi è? Chi lo rappresenta? Non sono per caso le persone che la politica attuale ci impone che siano lì a legiferare?

Oggi, non si sa mai per quale motivo, ma chiunque sia lì al governo invece di rendere la vita un po’ più spianata (non senza le sue difficoltà) cioè senza le pressioni psicologiche a persone che a fine mese non arrivano cosa fa? Rende tutto più difficile e inizia a tassare le cose più impensabili. Ma possibile che alla domanda “dove prendiamo i soldi?” unica risposta sia “dalle tasche del popolo”? Possibile che nessuno pensa mai a come far rientrare i cervelli italiani che vanno all’estero a fare ricerca, che scoprono cure contro i tumori, che inventano novità assurde e stupende nella tecnologia??​

Oggi si assiste ad un’unica cosa la svendita dell’Italia al miglior acquirente che sia cinese pakistano africano americano o di uno dei paesi europei , non importi di dove sia l’importante è che ci acquisti.

L’Unità europea nasce a Roma nel dopoguerra e oggi a Roma o si pensa a come uscirne o si pensa a come pagarla ma nessuno che pensa se possa essere un’occasione vera di crescita per noi.

Si leggono gli articoli di Di Maio che cerca di portare il Made in Italy all’estero ma per caso il Ministro e Vicepremier sa che i giapponesi venivano in Italia per imparare a lavorare e per capire come si produceva. Il Made in italy non ha bisogno della politica per l’export, la politica dell’export è già fatta dalla bravura degli artigiani, degli operai specializzati che esistono solo qui, la fa il nome della qualità che il Made in italy ha e non le leggi. Lo stato dovrebbe preoccuparsi di come sostenere gli operatori dei nostri manufatti, di come tutelarli invece di tassarli. L’economia parte da loro, dalla loro capacità di acquisto.​

In tempi di crisi soprattutto economica per la nostra nazione (vedasi la disoccupazione) occorrerebbero scelte coraggiose. Scelta coraggiosa non è tassare la merendina anzi questa ricadrebbe sulle giovani coppie che già fanno fatica a comprare i libri per la scuola ma anche sulle aziende italiane perché le brioche che si consumano sono tutte Made in italy. Scelta coraggiosa è detassare, è dare la possibilità al popolo di spendere, di fare la spesa, di comprare il cappotto per l’inverno, scelta coraggiosa è detassare le aziende dando loro la possibilità di assumere, unica possibilità per ridurre la disoccupazione. L’economia si è costruita nei secoli invece oggi c’è la presunzione di ricostruirla in un mese. Per caso i nostri politici si sono rivolti tutti al genio della lampada?​

1.1 Rivedere i parametri legati alla stabilità imposta.

UN SISTEMA FISCALE EQUO

Le tasse sostengono la prosperità collettiva: tutti, comprese le aziende, traggono vantaggio se il Popolo è sano, istruito e qualificato e la casa garantita e sicura: gli introiti delle tasse servono a ciò. Labour Italia intende eliminare le scappatoie fiscali e dare all’Agenzia delle Entrate gli strumenti per colpire duramente gli evasori fiscali. Il 95% dei contribuenti non dovrà subire alcun aumento contributivo e delle imposte sul reddito. Solo il 5% più ricco di percettori deve contribuire di più: si dovrà fissare un contributo di solidarietà fiscale in ossequio al principio di progressività fiscale ma, anche, di “responsabilità sociale” del 5% più ricco della popolazione. Con un contributo di solidarietà del 10% sui redditi di chi fa parte del 5% dei contribuenti più ricchi, saremo in grado di sostenere le fasce più povere e garantire adeguati livelli di welfare anche a quel 60% della popolazione che non rientra nei parametri di povertà assoluta e relativa ma necessita del sostegno attivo dello Stato.
Vogliamo tutelare le piccole imprese introducendo un’aliquota ridotta sulle imposte delle società con fatturato inferiore al milione di Euro che effettuano nuove assunzioni senza licenziamenti, annullandone i costi di contabilità e amministrazione con l’introduzione di un servizio contabile, fiscale e di redazione dei bilanci gratuito, gestito direttamente dall’Agenzia delle Entrate, mentre agiamo sul ritardo nei pagamenti affidando alla stessa Agenzia il recupero dei crediti dei privati e delle Aziende sotto il milione di Euro di fatturato, con una “microcartolarizzazione dei crediti”. Intendiamo destinare una quota del maggiore gettito fiscale alla risoluzione dell’emergenza abitativa.
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1.2 Una nuova visione in Ecomomia

Vogliamo creare un Fondo Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, coordinato dal Governo nazionale e gestito da Enti Locali d’area vasta, che prenda il posto di InvItalia ed eroghi efficacemente gli investimenti pubblici di cui ogni Territorio necessita. La nostra strategia industriale è la creazione di nuove imprese qualificate e proiettate nei mercati presenti e futuri, che garantiscano alte retribuzioni e lavoro stabile.
Le aziende che usufruiscono di finanziamenti pubblici devono accettare la presenza nel proprio CdA di un consigliere di nomina pubblica che vigili sull’utilizzo dei fondi che la collettività pone a loro disposizione e sulla trasformazione d’una quota dei nuovi profitti generati in nuovi posti di lavoro stabili e giustamente retribuiti. Il nostro piano è coerente con la visione laburista ed il dettato costituzionale di un’economia socialmente utile a tutti.

1.3 Strategie

La nostra economia soffre per decenni di abbandono da parte di governi che si sono disinteressati del sostegno a imprese e lavoratori. La disuguaglianza è aumentata man mano che l’economia si orientava verso lavori a basso reddito e precari. La manifattura italiana di base si è contratta ed abbiamo dato troppa rilevanza alla finanza. Solo una strategia industriale credibile può riattivare il potenziale produttivo e riportare prosperità. Le priorità sono: 1. garantire che l’80% dell’energia provenga da fonti “a emissioni zero” o rinnovabili entro il 2040; 2. trasformare l’Italia in un Paese innovativo, con alta percentuale di posti di lavoro qualificati;
3. imporre ai fornitori della P.A. il rispetto di standard etici come prerequisito per la partecipazione ai bandi: pagare le tasse nei tempi, riconoscere il ruolo dei Sindacati, rispettare diritti dei lavoratori e pari opportunità, rispettare l’ambiente, provvedere alla formazione continua del personale e pagare i fornitori in tempo. Per contro, la Pubblica Amministrazione deve garantire il rispetto dei tempi di pagamento.
Occorre ridurre gli eccessi retributivi dei top management, prevedendo un gap reddituale massimo di 20 a 1 tra il dipendente più retribuito e quello meno, includendo nel calcolo bonus, benefits e stock options e applicando a queste formule retributive accessorie le stesse aliquote fiscali e contributive del lavoro dipendente.
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1.4 Sistema bancario

Dieci anni dopo l’inizio della crisi internazionale, il nostro sistema bancario e finanziario sta agendo da freno per piccole imprese ed economie locali.
Occorre istituire una nuova Banca Nazionale per gli Investimenti Territoriali, con un plafond di credito pari a € 200 miliardi. Colmerà le lacune nel credito delle banche private alle piccole imprese con rating non brillante, fornendo finanziamenti a lungo termine. Questa nuova istituzione sarà il fulcro di una rete di banche di sviluppo locali dedicate a sostenere la crescita inclusiva nelle comunità. Labour Italia vuole semplificare il sistema finanziario, attuando una separazione tra banche d’investimenti ed attività bancarie al dettaglio che tutelerà i consumatori. Intendiamo aumentare le imposte sugli investimenti finanziari, assicurando che il Pubblico ottenga una quota più equa dei profitti del sistema finanziario. Vogliamo che le banche non possano chiudere filiali dove ne sussiste una necessità locale, mettendo al primo posto i clienti ed i lavoratori del comparto, già vittime di molte fusioni.

1.5 Un sistema fiscale equo

Le tasse sostengono la prosperità collettiva: tutti, comprese le aziende, traggono vantaggio se il Popolo è sano, istruito e qualificato e la casa garantita e sicura: gli introiti delle tasse servono a ciò. Labour Italia intende eliminare le scappatoie fiscali e dare all’Agenzia delle Entrate gli strumenti per colpire duramente gli evasori fiscali. Il 95% dei contribuenti non dovrà subire alcun aumento contributivo e delle imposte sul reddito. Solo il 5% più ricco di percettori deve contribuire di più: si dovrà fissare un contributo di solidarietà fiscale in ossequio al principio di progressività fiscale ma, anche, di “responsabilità sociale” del 5% più ricco della popolazione. Con un contributo di solidarietà del 10% sui redditi di chi fa parte del 5% dei contribuenti più ricchi, saremo in grado di sostenere le fasce più povere e garantire adeguati livelli di welfare anche a quel 60% della popolazione che non rientra nei parametri di povertà assoluta e relativa ma necessita del sostegno attivo dello Stato.
Vogliamo tutelare le piccole imprese introducendo un’aliquota ridotta sulle imposte delle società con fatturato inferiore al milione di Euro che effettuano nuove assunzioni senza licenziamenti, annullandone i costi di contabilità e amministrazione con l’introduzione di un servizio contabile, fiscale e di redazione dei bilanci gratuito, gestito direttamente dall’Agenzia delle Entrate, mentre agiamo sul ritardo nei pagamenti affidando alla stessa Agenzia il recupero dei crediti dei privati e delle Aziende sotto il milione di Euro di fatturato, con una “microcartolarizzazione dei crediti”. Intendiamo destinare una quota del maggiore gettito fiscale alla risoluzione dell’emergenza abitativa.

Il lavoro, in Italia.

L’ultimo grande partito collocato idealmente ma non fattivamente a “sinistra” è stato il PD, quello che con azioni di governo ha contribuito maggiormente alla demolizione dello stato sociale del nostro Paese e ha messo in atto riforme ultraliberiste che hanno generato condizioni di sfruttamento con regole e tutele ridotte al minimo penalizzando fortemente i lavoratori, soprattutto quelli giovani, intendendo questo termine, lavoratori, nella sua eccezione più ampia e completa possibile.
Il “governo Renzi” ha completato la svendita della nostra economia, iniziata con il berlusconismo, agli speculatori europei che hanno avuto in Junker l’espressione massima del loro potere politico, accettando politiche il cui rigore non era giustificato da nulla se non dai dati dello spread che proprio in questi giorni ha dimostrato tutta la sua falsità in quanto strumento ricattatorio della finanza speculativa.
Junker ha gestito al meglio gli interessi delle grandi società finanziarie e del Capitale imponendo, agli Stati Europei più deboli, delle riforme in campo sociale ed economico che in Italia hanno avuto la loro concretizzazione nel Jobs act e nelle politiche tendenti a liberare il mercato da regole e controlli. Questo ha avuto effetti devastanti sulle condizioni di vita e di lavoro per milioni di persone e ha devastato il campo dei i diritti sociali patrimonio costruito in anni di progresso e avanzamento di civiltà, minando la fiducia nella democrazia e nelle istituzioni democratiche.
Il motto tutto tatcheriano “non esistono più responsabilità collettive, quindi dello Stato verso i lavoratori, perché non c’è più società” ha trovato la sua attuazione nel nostro Paese attraverso le riforme apportate dal giuslavorista Ichino e dall’ideologo ultraliberista italiano sottosegretario al lavoro Enrico Morando, giusto per rimanere a parlare di gente di “sinistra”. Ovviamente quel modello prevedeva la cessazione di ogni concertazione con i sindacati che, a mio parere, non hanno avuto una reazione in grado di contrastare seriamente i rischi per i lavoratori che tutto questo ha comportato.
Di questa situazione, che ha generato un pesante aumento della povertà, ne ha approfittato il mondo della media e grande industria e abbiamo iniziato a vedere solo più assunzioni a termine, una altissima precarizzazione del lavoro e salari molto ridotti penalizzando pesantemente soprattutto i giovani occupati. Ovviamente gli istituti governativi di statistica hanno fornito dati tesi a dimostrare la validità delle manovre attuate, ma sappiamo che in momenti come questi i governi possono chiedere agli istituti di modificare i parametri di rilevazione per far si anche il dato peggiore diventi positivo. In questa maniera un lavoro con contratto a termine di sei mesi a 600 € al mese diventa una buona occupazione, magari anche stabile. Cito Berselli perché per me è un economista di rara saggezza e serietà che ricorda che sempre la Tatcher paladina dell’ ultraliberismo , in GB, fece cambiare i parametri di indagine ben 32 volte per mascherare i drammi e le morti causate dalla sua deregulation.
La ricchezza non viene più redistribuita ma si concentra sempre più nelle mani degli speculatori e di pochissimi giganti della finanza e dell’imprenditoria legale e non. Anche qui un dato: fino agli anni settanta/ottanta del secolo scorso lo stipendio di un alto dirigente era trenta volte il salario di un operaio, oggi siamo a quattrocento volte. I temi della redistribuzione dei redditi e quindi quella dell’ammontare dei patrimoni privati sono stati trascurati dalla politica anche di “sinistra” così da rappresentare oggi un serio rischio per la sopravvivenza degli Stati e della Società stessa.
A peggiorare le cose, come se già ci fosse poco, esistono altri due fattori pesantemente trascurati dalla politica in generale, ma soprattutto da quella di “sinistra”, che avanzano a passi da gigante, e sono la tecnologia, intesa non solo come informatica e digitale ma anche come robotica, e lo sviluppo dei paesi emergenti orientali dai giganti Cina e India a quelli più piccoli ma molto attivi come il Vietnam.
In questo contesto come fare buona politica è la domanda fatidica.
Per esprimere un’opinione e dicendola, molto umilmente, come Keynes, la politica fino ad ora ha generato governi e opposizioni guidati da intellettuali che sono nella tomba da almeno settant’anni, e questo non è positivo. Quindi esaurite le più famose ideologie e smarrite le radici socialdemocratiche che avevano costituito l’alternativa più efficace al socialismo di comando, bisogna affrontare il drammatico problema del lavoro+economia+diritti, temi collegati e indissolubili, con concretezza e pragmatismo, senza condizionamenti ideologici, ma nel rispetto primario della persona. Il problema purtroppo non è più solo la reintroduzione dell’art.18, magari fosse cosi semplice, ma è fare i conti con una crisi di un Sistema capitalista, prevalentemente finanziario, che fa i conti misurando il livello di crescita dello sviluppo di un Paese basandosi unicamente sui dati di crescita della produzione, il famigerato PIL.
Questo Sistema, che mette l’essere umano in condizioni di essere considerato solo come un elemento di produzione, dopo aver minato profondamente l’esistenza della Società e aver danneggiato quasi irreparabilmente l’ambiente in cui viviamo, è ora in crisi perché si sta ingoiando tutti gli eccessi di una produzione esasperata che non trova più sbocchi in mercati deregolati e anch’essi al collasso con condizioni di ribassi esasperati e rialzi senza senso imposti da monopolisti e grossisti che operano fuori da ogni controllo e verifica.
Questo i giovani lo sanno benissimo, sono attenti e consapevoli, ma non trovano nella politica nessuna proposta e nessun segnale di attenzione serio teso a considerare di primaria importanza e quindi ad affrontare seriamente questi problemi. La politica, compresa quella di “sinistra” ha paura a trattare il tema relativo alla crisi del Sistema perché è conformata al Sistema stesso, questo è quello che pensano i giovani e di conseguenza considerano inutile ogni approccio con questa politica .
I giovani oggi non hanno ideologie di riferimento, non sono rivoluzionari nella maniera in cui la “sinistra” ha storicamente inteso questo termine, non fanno distinzioni tra sinistra destra ma tra progetto e progetto, tra programma e programma, e come i giovani di tutti i tempi sono disponibili a considerare più vicini a loro e credibili quelli più coraggiosi e meno conformati al Sistema in crisi.
Pe arrivare ai giorni nostri , ci sono stati atti del governo giallo verde che hanno dimostrato discontinuità , sfidando il Sistema dell’ Europa di Junker, e provando a riportare attenzione e cambiamenti in campo sociale come la quota cento per le pensioni a modifica della legge Fornero odiatissima e il reddito di cittadinanza che sono piaciuti molto alla maggioranza delle persone e soprattutto ai giovani perché hanno marcato dei distinguo rispetto al passato e dimostrato coraggio nel provare alternative.
Non sono stati atti perfetti, anzi, ma sono bastati per avere consenso. E’ su quella strada che anche la “sinistra” deve iniziare ad operare con i dovuti distinguo.
Il governo giallo verde ha riaperto i tavoli di concertazione con le parti sociali in discontinuità con il governo di centro “sinistra”, questo è stato giustamente apprezzato dai sindacati soprattutto dalla CGIL che con Landini forse ha ritrovato voce per riprendere ruolo e rappresentanza. La riapertura del dialogo governo e parti sociali riapre speranza per il mondo del lavoro non più abbandonato a se stesso come in precedenza dall’attuazione dell’ideologia liberista. Il fatto che lo Stato si confronti con i rappresentanti dei lavoratori di fatto riafferma l’esistenza della Società, riconosce i bisogni della collettività e i diritti alla tutela della propria esistenza in quanto uomini e non unità produttive.
La concertazione va anche rilanciata, più in basso ma per questo non è meno importante, tra aziende e lavoratori che devono dialogare e non configgere che raggiungano accordi sulle proprie reciproche necessità nel comune interesse della produzione da raggiungere e della conservazione del posto di lavoro ad un giusto salario/stipendio. I modelli Wolksvagen e Mercedes fanno storia anche se rischiano già di essere superati.
La tecnologia la servizio dell’uomo e non del mercato è un altro argomento su cui i giovani si aspettano proposte dalla politica non dei dictat e delle leggi pro sistema ma vogliono capire e discutere, perché è su questo argomento che si gioca il loro futuro. Le loro speranze stanno probabilmente in una condizione in cui l’uomo non deve essere governato dalla tecnologia ma al contrario in cui sia l’uomo che governa la tecnologia con cui gestisce un mercato non più deregolamentato ma con regole condivise tra Stati e governi.
Le persone non vanno volentieri a lavorare da AMAZON ma se la politica non impone regole al Sistema e non fa nulla per creare alternative la gente andrà obbligatoriamente a farsi sfruttare e a sbattersi in AMAZON.
La globalizzazione è una condizione con cui bisogna confrontarsi non da sfuggire. Per continuare a lavorare a casa propria e non cedere la produzione ai paesi emergenti Cina e India in testa, non servono guerre di dazi o ideologiche e nemmeno deregolamentare e autorizzare lo sfruttamento delle persone. Meglio forse un rapporto dialogante e di reciproca collaborazione provando a mettere insieme regole condivise che interessino i continenti. Questo non lo può fare da solo il nostro paese ma ci vuole un confronto con quei paesi non di singoli stati europei ma di un Europa unita solidale che agisca all’unisono nell’interesse dei suoi lavoratori. Un Europa non più gestita da speculatori ma che raggiunga un unico sistema fiscale e adotti politiche più conformanti con i bisogni dei cittadini europei tutti senza prevaricazioni per tutelare privilegi nazionali.
Per garantire lavoro serve una diversa redistribuzione della ricchezza. Nel mondo ci sono persone che hanno patrimoni di molto superiori ai bilanci di intere nazioni. Ciò significa che gli Stati, in queste condizioni non hanno più potere politico ne contrattuale con quegli Imperi privati e questo condiziona il mondo. Anche su questo terreno si giocherà l’esistenza della politica stessa della democrazia e della libertà per le prossime generazioni.

Mauro Oddone

Il Fisco

Tasse, imprese e famiglie.

Le tasse sostengono la prosperità collettiva: tutti, comprese le aziende, traggono vantaggio se il Popolo è sano, istruito e qualificato e la casa garantita e sicura: gli introiti delle tasse servono a ciò.

Labour Italia intende eliminare le scappatoie fiscali e dare all’Agenzia delle Entrate gli strumenti per colpire duramente gli evasori fiscali. Il 95% dei contribuenti non dovrà subire alcun aumento contributivo e delle imposte sul reddito. Solo il 5% più ricco di percettori deve contribuire di più: si dovrà fissare un contributo di solidarietà fiscale in ossequio al principio di progressività fiscale ma, anche, di “responsabilità sociale” del 5% più ricco della popolazione. Con un contributo di solidarietà del 10% sui redditi di chi fa parte del 5% dei contribuenti più ricchi, saremo in grado di sostenere le fasce più povere e garantire adeguati livelli di welfare anche a quel 60% della popolazione che non rientra nei parametri di povertà assoluta e relativa ma necessita del sostegno attivo dello Stato.
Vogliamo tutelare le piccole imprese introducendo un’aliquota ridotta sulle imposte delle società con fatturato inferiore al milione di Euro che effettuano nuove assunzioni senza licenziamenti, annullandone i costi di contabilità e amministrazione con l’introduzione di un servizio contabile, fiscale e di redazione dei bilanci gratuito, gestito direttamente dall’Agenzia delle Entrate, mentre agiamo sul ritardo nei pagamenti affidando alla stessa Agenzia il recupero dei crediti dei privati e delle Aziende sotto il milione di Euro di fatturato, con una “microcartolarizzazione dei crediti”. Intendiamo destinare una quota del maggiore gettito fiscale alla risoluzione dell’emergenza abitativa.

Scuola e formazione

la formazione ed il sistema educativo per un Italia più giusta ed equa.

La destra è per i tagli dei finanziamenti al Sistema Scolastico. La paralisi da sotto finanziamento porta ad un aumento degli studenti in ogni classe e costringe le scuole a tagliare i costi.

La valutazione asettica dei curricula dei docenti e la cultura dell’assessment e della precarietà riducono il numero degli insegnanti, generando criticità in assunzioni e mantenimento del corpo docente. Labour Italia si oppone al tentativo di costringere le scuole a diventare “collegi”. La nostra proposta per la Scuola poggia su quattro punti fondanti: investimenti, qualità, responsabilità e inclusione. Per dare a tutti gli alunni le migliori opportunità, vogliamo ridurre le dimensioni delle classi a non più di 20 alunni per i cicli della Scuola Primaria e Secondaria. Intendiamo rendere gratuiti i pasti scolastici nella Scuola Primaria e Secondaria.

Vogliamo affrontare la criticità in assunzioni e mantenimento di un corpo docente numericamente e qualitativamente adeguato, abolendo le soglie salariali nell’istruzione pubblica, garantendo agli insegnanti una valutazione più attenta dei loro curricula, evitando forme di precariato e riducendo l’insostenibile carico di lavoro. Proponiamo l’introduzione del counsellor scolastico in tutte le scuole, per garantire l’equilibrio psicologico di alunni e docenti. Proponiamo una nuova strategia per gli alunni con bisogni educativi speciali e disabilità, con il rafforzamento del lavoro dell’insegnante di sostegno affiancandogli un programma di formazione di tutto il personale docente su difficoltà e necessità degli alunni disabili e con problemi relazionali.

La Casa è un diritto di tutti.

Sono cinquant’anni che lo stato ha abdicato al suo ruolo di sviluppatore di edilizia popolare causando uno squilibrio drammatico nel mercato che è’ esclusivamente controllato da soggetti privati, di piccole dimensioni e dal sistema bancario che governa il flusso dei finanziamenti sia alle famiglie che alle imprese.

Dopo lo case GESCAL lanciate da Fanfani negli anni 50-60, non si è’ fatto più’ nulla per la casa popolare. È’ evidente che allora il governo Dc ha voluto fare un regalo alle banche e ai costruttori privati. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti con una corsa all’acquisto a partire da quegli anni delle famiglie, pronte a indebitarsi a vita pur di avere la casa propria.

Oggi la domanda di case riguarda 700 mila famiglie di cui almeno 100 mila non abbienti o in condizioni disagiate. Nessun esecutivo nel corso degli ultimi anni si è’ sognato di iniziare una politica della casa per dare un’abitazione alle fasce più’ basse. Un piano della casa per realizzare queste 100 mila abitazioni costerebbe all’incirca 10 miliardi. Se spalmate in cinque anni sarebbe un investimento da 2 miliardi l’anno, una cifra francamente esigua. Cifra che oltretutto darebbe lavoro a circa 100.000 persone e che attiverebbe un indotto di prodotto e servizi almeno 10 volte maggiore.

Di fronte a queste cifre è’ chiaro che le risorse da mettere in gioco sarebbero veramente ridicole per un’economia nazionale che genera fatturati annui pari a circa 2.000 miliardi di euro.
È’ solo questione di farsi carico del problema da parte dello Stato.

Contributo: Gugliemo Pelliccioli

Pensioni

Sistema previdenziale ed Assistenza.

Dopo un decennio di crescente povertà e disuguaglianza, Labour Italia intende ricostruire il sistema previdenziale. L’INPS esiste per servire tutti nel momento del bisogno, fornire sicurezza e dignità all’età della pensione e l’ausilio necessario se dovessimo ammalarci, essere disabili o attraversare momenti difficili. Vogliamo che sicurezza e dignità siano garantite ai pensionati. Intendiamo garantire le pensioni pubbliche e un loro aumento pari almeno al 3% annuo, oppure pari al tasso d’inflazione o a quello d’aumento dei salari, a seconda di quale sia stato il più alto. Vogliamo istituire e porre in capo all’INPS, come diritti universali, un contributo pubblico per il riscaldamento invernale e un abbonamento gratuito ai mezzi pubblici, entrambi per i nuclei familiari con reddito inferiore a € 25.000. Intendiamo operare una revisione dell’età pensionabile – massimo 65 anni – con l’intento di sviluppare una politica pensionistica più flessibile che, mentre rispetta i vincoli di bilancio legati ai versamenti operati dai lavoratori e tiene in conto le variazioni dell’aspettativa di vita, consideri le conseguenze dei lavori usuranti su salute ed aspettativa di vita.

Ambiente e territorio

Avere cura dell’Ambiente, produrre e consumare in maniera consapevole.

Investire sull’ambiente significa farlo sul futuro. Labour Italia intende difendere ed estendere non solo le tutele ambientali come finora intese , ma rilanciare rendendo finalmente mainstream il tema Ambiente. Suolo, Risorse rinnovabili, Acqua, allevamento, culture intensive sono tutti apsetti da affrontare con attenzione.

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Il fatto storico che potrebbe insfluire nel che 195 paesi partecipanti, hanno sottoscritto un protocollo a difesa dell’ambiente secondo il quale gli stessi si impegnano a pianificare strategie per contrastare entro il 2050 i pericolosi cambiamenti climatici, dovuti al surriscaldamento globale provocato dall’uomo tramite emissioni di CO2 da parte degli scarichi delle industrie, dei generatori di energia tramite combustione,
dei trasporti in senso ampio; relativamente a quest’ultima voce analizzando più nel dettaglio , emerge che il piccolo trasporto , auto e furgoni , provoca il 15 % di emissioni di CO2.
A tal proposito, la Comunità Europea, con il consiglio del 15 aprile 2019 ha responsabilizzato ancor di più i costruttori d’auto a contribuire agli sforzi per
la riduzione di emissione di CO2 e di conseguenza ad aumentare la produzione
e tutto quanto tecnologicamente ne gravita intorno, di auto a trazione prodotta
da propulsore elettrico.
si assiste pertanto, tramite un constante aggiornamento commerciale, all’ aumento della produzione di auto elettriche da parte delle case automobilistiche non supportato, almeno in italia, dalle varie comunità, dalle amministrazioni, dalle aziende di trasporti, dalle fabbriche, con la costruzione di adeguati impianti di rifornimento per questo tipo di trazione, cioè con il montaggio delle cosiddette ” colonnine di ricarica ” in numero adeguatamente sufficienti.
anche nei confronti degli utenti però la UE ha prestato attenzione
stabilendo con la direttiva 2014/94 che ogni casa neo costruita o ristrutturata
in modo consistente, debba essere dotata di punto di ricarica auto elettrica.
tale normativa è stata recapita in più fasi dallo stato italiano , che ne stabilisce l’obbligo di realizzo a partire dal primo gennaio 2018 con specifico riferimento alle neo costruzioni :
-non residenziali di nuova costruzione di superficie superiore a 500 metri quadri
-residenziali di nuova costruzione con almeno 10 unità abitative
-già esistenti e sottoposti a ristrutturazione edilizia di primo livello.
Tale normativa ad oggi , viene applicata dalle amministrazioni a macchia di leopardo sul territorio nazionale, con tendenza alla sola ” predisposizione dell’impianto”.
Pertanto ci si trova di fronte a questa situazione :
— gli utenti, non percepiscono iniziative di nuove installazioni ( non solo quelle delle nuove costruzioni, quindi) su tutto il territorio in modo piu capillare, anche ad iniziativa del singolo privato, temporeggiando sull’acquisto di auto elettriche che a loro volta hanno il non trascurabile limite di non avere sufficiente autonomia.
— le amministrazioni, temporeggiano perchè ritengono un sviluppo di questo mercato troppo prematuro, e strettamente vincolato ai limiti di autonomia e agli alti costi dei singoli veicoli, con conseguente bassa richiesta.(gli aspetti tecnologici e commerciali, però non dovrebbero essere di loro competenza).
e allettano i potenziali utenti, con sgravi fiscali sull’acquisto del veicolo e sull’installazione degli impianti di ricarica, ma con riposta bassissima.
— quasi tutti i costruttori di auto vanno a rilento con la produzione, perchè bassa è la richiesta sul mercato di tali veicoli in quanto poca è la presenza sul territorio degli impianti di ricarica.
in questa situazione di stallo, propongo che su tutto il territorio nazionale, con una precisa tempistica, e non più in modo differente da comune a comune, si provveda ad :
— un piu rigido rispetto delle normative europee su tutto il territorio nazionale, ( questo non avviene per mia verifica personale) relativo all’installazione di impianti di ricarica.
— un estensione di obbligo di allestimento impianto di ricarica non solo alle nuove costruzioni di oltre i 500 mq commerciali, e oltre le 10 unità abitative,
ma bensì a qualsiasi nuova costruzione con impegno delle amministrazioni
abilitate al rilascio di permesso a costruire di ritenerla una condizione indispensabile, al fine di agevolare qualsiasi tipo di utente.
— L’obbligo di montare nei parcheggi delle industrie, ( già abbastanza ampi) colonnine di ricarica multiple, al fine di consentire al singolo lavoratore di poter usufruire di questo servizio anche sul posto di lavoro, non piu vincolato, ad eventuali stazioni di ricarica con pesanti tempi di attesa, o logisticamente impossibilitato con la propria unità abitativa a dotarsi di singolo impianto di ricarica.
tale condizione rappresenta una svolta : le fabbriche sono dotate di ampi parcheggi, di ovvia fornitura elettrica a wattaggio industriale, di ampie superfici
per montare eventuali impianti fotovoltaici. facendo pertanto collimare
con quest’ultima voce la doppia convenienza di ricaricare le auto e produrre
energia in modo ecosostenibile.
— obbligo di dotare nei propri parcheggi di impianti ricarica : gli ospedali,
comuni e amministrazioni in generale, parchi pubblici e nazionali, al fine di dare esempio per la salvaguardia dell’ambiente.

La Sanità e l’assistenza sanitaria.

Contrariamente a quanto ha sostenuto Giorgetti al meeting di CL i medici di base possono diventare il volano propulsore del SSN. Sono tutti specialisti e tanti praticano la diagnostica strumentale eco ecg e spirometria. Al nord sono organizzati in cooperative efficienti e gestiscono case della salute ed hospice dove in equipe con psicologi SOS ed infermieri assistono con dignità il malato terminale. L’utilizzazione della medicina del territorio è la nuova frontiera per il rilancio del SSN con la equiparazione dei Lea su tutto il territorio rendendo sostenibili i costi. Medico di famiglia e psicologo per fare educazione e prevenzione sanitaria per gestire direttamente l’anziano e l’ammalato cronico con assistenza domiciliare integrata abbattendo i costi dei ricoveri. Urge in una società civile l’esigenza di equiparare lo stato di salute per tutti. Per cui si ritiene che l’abolizione del tickets sia il primo passo in questa direzione. Così come anche il costo dri farmaci dovrebbe avere un tetto massimo accessibile a tutti oltre il quale le case farmaceutiche non possono andare. Sarebbe prova di unificazione, argomento tanto sentito negli ultimi mesi, che le Regioni pur conservsndo la loro autonomia, prestassero tutti eguali servizi con eguali costi. È d’obbligo un maggiore controllo dei centri privati nella qualità dei servizi e nel personale acquisito. Spesso i centri convenzionati diventano luoghi di favoritismi politici, dove non di rado si privilegia la propria convenienza a scapito della qualità. Bisogna rafforzare le sinergie tra Servizi Sociali e Asl soprattutto per quanto riguarda l’assistenza all’handicap e alle famiglie, spesso non sufficientemente preparate zd affrontare situazioni di esteso disagio. Sulla stessa scia restano i giovani. Vi sono dati allarmanti circa l’aumento dei disturbi psichiatrici giovanili, spesso vittime di droga e alcool. Una Sanità quindi proiettata non solo verso la salute ma anche verso il sociale.

Le Conclusioni

Per poter giungere alle conclusioni ed alle Proposte finali ci avvarremo del contributo di tutti coloro che vorranno a noi accostarsi.

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