E’ il titolo che è apparso in queste ore su giornali e siti di tutta Italia. E che offre uno spaccato, inquietante, della nostra realtà, da cui noi, e i nostri politici, siamo lontani mille miglia nelle nostre città a discutere e filosofeggiare sulla buona accoglienza, sui diritti del mare, su porti chiusi o aperti. E chi ha avuto la (s)fortuna di arrivare in Italia (sfortuna rispetto a qualche altro Paese europeo) si trova a che fare con degli incubi. Perchè in questo caso siamo all’estremo di una situazione. Per arrivare a sparare contro delle persone un minimo di personalità delinquenziale la si deve comunque avere. Da segnalare il fatto che non siamo nel profondo Sud, Puglia o Calabria, terra di Capolarato. Ma nel Lazio, a Terracina. Preoccupa anche l’età dell’imprenditore, 35 anni: un giovane, chi per definizione dovrebbe avere una mentalità più aperta. Preoccupa, ma è conosciuto, tutto ciò che era nascosto dietro quelli spari con il fucile a pompa, dietro quell’arma puntata alla gola di cinque braccianti indiani per “spronarli” a lavorare di più: possiamo immaginare che gli extracomunitari vivessero in condizioni agiate, con busta paga regolare e diritti lavorativi acquisiti? Noi non ci riusciamo. Forse vivevano come migliaia di altre risorse, forza lavorativa nei campi di cui nessuno se ne vuole più occupare se non poveri disperati con paghe da fame. Preoccupa che non sia successo nel profondo Sud ma nel Lazio, la terra amministrata da Zingaretti partner di governo dei Cinque Stelle. Il quale è intervenuto, ha condannato, ha tuonato, come si dice in questi casi. Ma che a questo punto dovrebbe intraprendere una battaglia politica seria, a nome dei Democrat, contro un fenomeno che è più diffuso di quanto si creda, almeno per chi ha la benda sugli occhi. Chi ci vede bene, o almeno si sforza di farlo, capisce che il Capolarato è un fenomeno odioso, che fa anche comodo all’economia agricola italiana, che da qui a sconfinare alla Schiavitù il passo è breve, molto più di quanto si pensi, se non si attivano, in tempi rapidi, la Giustizia, ma anche le forze sociali che qualcosa possono fare nel campo della prevenzione.
Rosaria Cataletto
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