Corsi e Ricorsi. Dall’ultimo rapporto SVIMEZ
E’ degli ultimi giorni la notizia che emerge dal rapporto Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, relativa alla morsa in cui si ritrova ristretto il Sud Italia. Una vera e propria forma di recessione, dove la migrazione rappresenta l’unica possibilità per i tanti giovani, che secondo gli ultimi dati sono sempre più poveri. Tutto questo è una vera emergenza a cui però le politiche degli ultimi quindici anni, sono sembrate sorde al grido disperato che i dati indicavano.
I dati stessi indicano una crescita zero non solo rispetto al Nord ma rispetto a tutta l’Europa, compreso nazioni più indietro di noi, quali Grecia e Portogallo. Riaffiorano nell’immaginario collettivo “i bastimenti che partono per terre assai lontane”, lasciandosi dietro affetti, speranze disilluse, amarezza per ciò che poteva essere e che invece non è stato. Tutto questo accompagnato da fiumi incontenibili di parole e promesse, che provengono da forze politiche, siano di destra o di sinistra, che a turno si accusano della falsità delle loro parole e del mancato rispetto degli impegni.
La verità è una: si è fallito, hanno fallito nel momento in cui si è perso di vista quali erano i reali problemi di questo Paese , quali fossero ancora le gravi carenze mai “aggredite” e che la mai seriamente affrontata “Questione Meridionale” (nata con l’unificazione stessa dell’Italia)ancora si trascina. Ogni forza politica ha utilizzato argomenti, che si sono rivelati per quel che erano: mera demagogia e basta! Nonostante ciò, va evidenziato che se ancora resistono indici della sopravvivenza, questo si deve al privato, che in un modo o nell’altro è riuscito a mantenere investimenti-intesi come strutture e attrezzature, in una percentuale dello 0,5%. Il vero dramma restano i fondi pubblici, pari allo 0,1%. Senza indugiare troppo, chi governa ha speso per ogni cittadino meridionale 102 euro,a fronte dei 278 spesi per quelli del Nord.
A questo andazzo si è allineato il Governo Conte, in continuità con un metodo databile ad almeno quindici anni fa. Quindi una disomogeneità fiscale che nei fatti c’e da tempo, e che la sinistra ha sostanzialmente ha avallato ,nonostante l’avvento tanto agognato, alla stanza dei bottoni, al cruscotto di comando, avendo qualche possibilità di fare qualcosa che potesse cambiare la situazione. Ma forse gli è sfuggito. A ragion di questo, appare ozioso e anche ingenuo chiedersi com’è che il Sud ha riposto le sue speranze in un Capitan Fracassa(una riedizione di Masaniello o altri arruffapopoli, del cui esito non si è fatto tesoro),che indisturbato e con la strada spianata continua a fare quello che hanno fatto i suoi predecessori, con l’aggravante che, non solo vende promesse irrealizzabili, ma con espedienti atti a distrarre l’attenzione della pubblica opinione, come l’accanimento barbaro contro i migranti, semina odio, oltre a rendere più disastrose la condizioni del Paese, con l’aumento della povertà, che colpisce il Mezzogiorno in primis. Il dato è davvero preoccupante, anche perché dal 2002 al 2017 sono emigrate dalle regioni meridionali oltre 2 milioni di persone.
Tradotto significa che mentre al Nord c’è stato un aumento dei posti di lavoro pari al 30%in più, al Sud c’è stata una perdita di lavoro pari al 18% . Una desertificazione in atto, soprattutto avvertita in quei piccoli comuni al di sotto dei cinquemila abitanti che vedono ormai la loro popolazione, composta da anziani e immigrati, e ahimè anche questi senza alcuna speranza, se non quella di imparare a sopravvivere imparando anche loro l’arte di “arrangiarsi”. Si è assistito a un esodo cosi solo agli inizi del novecento, con le “Fughe dei cervelli e di conseguenza le fughe di competenze”, indispensabili per lo sviluppo di un Paese.
Di fronte a un quadro così drammatico, dove la scena politica viene occupata della caccia al migrante/ assistenza al migrante, ognuna alimentando l’altra e dimostrando poi, che nulla interessa a nessuno di queste, se non per mera pulsione demagogica. Logica e scontata conseguenza è che il dibattito sul Mezzogiorno è totalmente assente, messo da parte irresponsabilmente.
Il Sud, in pratica, non ha più alcuna rappresentanza politica. Lo stesso reddito di cittadinanza, quota 100 e immigrazione -denotano risultati fallimentari, frutto di tutte le politiche assenti, e inadeguate, tese solo a raccogliere consensi, nella disperata corsa a conquistare qualche poltrona e posti di comando.
Il Mezzogiorno reclama ciò che è un suo diritto ricevere: investimenti, infrastrutture , progettazioni. Tutto ciò che è lontano dalla chimera che il solo turismo possa essere sufficiente alle sue regioni. Il Sud ha bisogno di fabbriche, del suono delle sirene che indicano l’ingresso in realtà lavorative. Ha bisogno di ospedali, ha bisogno di sanità efficiente che garantisca il diritto alla salute. Ha bisogno di incentivi che favoriscano il diritto allo studio. Il Sud ha bisogno di dignità. Quella dignità che ogni volta viene vilipesa evocando la stereotipa immagine del suono di mandolino, sole, pizza e mare. Ormai, tutto questo, il Sud, lo relega nei nostalgici ambiti di poesie e canzoni, fondamentali solo per suscitare emozioni e cantare le lodi di paesaggi indescrivibili. La vita e la quotidianità sono, ahimè, ben altra cosa!
Rosaria Cataletto
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