Un nuovo Sistema.
Dalle suggestioni sulla cosiddetta decrescita felice alle pratiche che ci portano alla Economia circolare.
È un concetto tematizzato per primo nella letteratura scientifica da Serge Latouche in diversi suoi saggi.
Uno di quegli autori che definisco “maledetti”, nel senso che viene sempre citato stravolgendone completamente il pensiero.
È sempre citato (e stravolto) come colui che ha elaborato il concetto della “decrescita felice”. In volgare, tutti più poveri.
Stupisce che anche nell’ambiente giornalistico (dove probabilmente non è stato mai letto o, nella migliore delle ipotesi non è stato compreso) si diffonda questa idea volgare.
È vero che Latouche parla di decrescita (uno deI suoi saggi porta difatti il titolo originale “Le pari de la décroissance”. Ma questo concetto è solo l’ipostatizzazione di un’analisi che non ne rappresenta il nucleo analitico e propositivo.
Il concetto vero e portante dell’analisi di Latouche (e con lui la scuola di raffinati analisti, tra cui spicca Cornelius Costadiaris, e molti altri a partire dal “Club di Roma”) è altro.
Il suo nucleo fondativo è invece rappresentato dai “valori delle 8R“, e cioè la circolarità delle 8R: Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Redistribuire, Rifocalizzare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. Dopo di che il ciclo ricomincia.
Ecco l’economia circolare. Una rivoluzione culturale per il Nord e per il Sud del mondo.
E al fondo c’è un altro concetto portante e superiore: mettere in cima e riscoprire gli obiettivi umani, i “beni relazionali”, le relazioni tra gli uomini e tra gli uomini e le ‘cose’.
Dunque, la civiltà dei consumi da superare.
Il consumo fine a se stesso, struttura portante del neoliberismo e del neocapitalismo, che agisce invece secondo un altro circolo, perverso: consumare per produrre e produrre per consumare.
E cos’è il consumo? Dal punto di vista filosofico è portare le cose alla loro fine, nel più breve tempo possibile. Ogni anno devi comprare, dotarti di ‘cose’ nuove’, pena l’esclusione sociale.
E infine, proviamo un giochino che ognuno di noi può fare, divertendosi, agevolmente:
proviamo ad aprire gli armadi di casa nostra: quante t-shirt abbiamo, quanto abiti, quanti maglioncini, quanti pantaloni, quante scarpe, quanti quanti? Ed anche le auto ormai hanno una scadenza. E i telefonini…e tutto.
Tutto ha una scadenza. Bisogna cambiare, cambiare continuamente, infinitamente. Questo ci dice il ‘sistema’, a questo induce. I due motori principali che alimentano questo circolo capitalistico sono: la pubblicità e la moda. Questo meccanismo agisce inconsciamente sulla struttura dei desideri.
Ogni anno bisogna cambiare e acquistare ‘nuovi prodotti’ mettendo “fuori moda” gli altri che abbiamo appena comprato. Ciò che il giorno prima era ‘nuovo e alla moda’ nell’arco di brevissimo tempo diviene ‘superato e inutile”.
L’uomo è prigioniero delle “cose”. La civiltà dei consumi ha sconfitto l’uomo. Feticismo delle merci e alienazione, direbbe Marx.
Ma davvero dobbiamo vivere così, nichilisticamente, per consumare ogni cosa e renderla inutile, mentre, al contrario, sono perfettamente ‘nuove’ e funzionanti?
Ecco, questo sarebbe un ottimo programma di governo: l’economia circolare.
Il modello che ci propone Latouche. Sì, proprio lui.
Il vero cambiamento passa di qui.